Le nottue della vite: conosciamole meglio

nottua della vite

Le nottue sono larve di lepidotteri originari dell’Asia che si sono diffusi negli ultimi anni anche nel nostro continente. I lepidotteri comprendono migliaia di specie di farfalle e falene, di cui fanno parte le nottue. Molte di queste sono accomunate da morfologie e comportamenti simili, che provocano gli stessi tipi di danni. Trascorrono l’inverno nel terreno, e con l’innalzarsi delle temperature, escono dal suolo risalendo il ceppo della vite per cibarsi delle gemme, impedendo così la formazione di futuri germogli ed infiorescenze soprattutto dei vitigni che si trovano in prossimità di terreni incolti o boschi.

 

Un mito da sfatare

Diversi studi hanno rilevato la presenza di molte specie di nottue in Italia, tutte però aspecifiche per la vite, ovvero che non la prediligono rispetto ad altre specie vegetali. Esse infatti si cibano di diverse piante, alberi e arbusti. In particolare, attaccano le gemme apicali impedendo lo sviluppo del fogliame.

 

Quando prestare più attenzione

 

Le nottue sono frequentatrici delle notti di primavera, o più in generale, quando l’innalzamento delle temperature favorisce il germogliamento della vegetazione. Piu presenti nelle zone temperate, la loro attività varia molto in base all’altitudine, alle temperature, all’umidità e all’esposizione soliva.
Bisogna prestare particolare attenzione in presenza di primavere secche e freschepoiché lo sviluppo vegetativo delle piante è rallentato, favorendo l’attività delle nottue. Alla comparsa delle prime gemme, è importante monitorare la presenza delle nottue controllando l’integrità di gemme e germogli quotidianamente, per poter intervenire tempestivamente per limitare i danni.

 

Alcune accortezze per la prevenzione

 

Ci sono semplici strategie che possiamo mettere in atto per prevenire l’annidamento delle nottue nel terreno o provocarne la fuoriuscita. In tal senso, dobbiamo cercare di limitare gli sfalci di terreni che si trovano nelle vicinanze, poiché questi provocano destabilizzazione del terreno che impatta sulla mobilitazione delle larve. Gli stessi sfalci, cosi come i grossi residui di potatura, andrebbero sminuzzati per evitare che questi favoriscano indirettamente la deposizione di uova e di conseguenza la presenza delle nottue.

 

Come contrastare le nottue

 

Ci sono molti rimedi, perlopiù meccanici, che si sono rivelati molto efficaci nel contrastare la nottua e limitarne i danni. Prima di combatterla però, dobbiamo accertarci che questa stia effettivamente provocando un danno alle nostre coltivazioni. Per farlo, dobbiamo monitorare regolarmente la quantità di germogli rovinati e registrarne un effettivo aumento. I tipi di interventi si dividono in chimici e meccanici. Vediamoli insieme in dettaglio:

 

  • Interventi meccanici
    La scelta più popolare (ed efficace) è quella di posizionare un anello plastica sigillato lungo il ceppo, che blocchila risalita della larva sulla vite, impedendole di raggiungere i germogli. In commercio si possono trovare anelli di questo tipo, denominate minigonne,che vannosigillateintorno ai ceppi e ai pali di sostegno, assicurandosi di non lasciare spazio tra l’anello e il ceppo, cosi da bloccare completamente la possibilità di risalita. Questo rimedio è molto duraturo e economico.
    Un altro modo eco-sostenibile è quello di rimuoverle manualmente di notte con l’ausilio di illuminazione artificiale. Certo è che questo tipo di intervento può diventare scomodo per i proprietari di grandi vigneti.
    In alternativa, si può ricorrere al vischio, che con le sue proprietà collanti interferisce con la risalita. Il vischio (e i materiali collanti in generale) non sono però duraturi. Questi infatti a lungo andare seccano, perdendo di efficacia.
    Un’altra opzione è quella di disperdere calce nel terreno, includendo il ceppo fino a circa 10 centimetri dal suolo.La calce ha proprietà caustiche quando si bagna con la pioggia, e ciò crea fastidio alle larve che si annidano sotto la terra.
  • Interventi chimici
    Soprattutto su superfici più ampie si può ricorrere a interventi di tipo chimico. Questi vanno a combattere il lepidottero quando inizia la sua attività fitofaga quindi è molto importante monitorare la presenza di rosure per poter intervenire ed avere la massima efficienza insetticida.
    Questi insetticidi, a base di deltametrina, hanno scarsa persistenza in quando non sono ancora presenti le foglie da cui poter entrare nel circolo linfatico della piante pertanto alla soluzione si aggiunge di norma dell’olio minerale che, grazie alla sua azione collante, riesce ad aumentarne la persistenza.

 

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